"Mi sentivo confusa e persa dopo il tradimento, ma nella più assurda delle tempeste ho imparato a navigare"
Dopo la scoperta di un'infedeltà coniugale, Beatrice (nome di fantasia) viene nel mio studio. La scoperta di una relazione extraconiugale ha generato in lei un sentimento di autosvalutazione e vergogna. Sentiva di essere stata scartata per un'altra probabilmente - nel suo immaginario - più giovane, più bella, più interessante di lei e si vergognava per non essere stata capace di "tenersi il marito". Si è dichiarata tuttavia innamorata del marito e non intenzionata a lasciarlo, ma al tempo stesso era tormentata dal dubbio che egli potesse tornare a tradirla e dalla paura di essere lasciata.
Beatrice è una donna sulla cinquantina, tre figli, casalinga, dedita da sempre alla famiglia. Mi ha descritto il marito come un grande lavoratore, per il quale sostiene di provare una gratitudine e un attaccamento viscerale. Nell'ultimo anno erano diminuiti i rapporti sessuali. Il marito era più nervoso, rincasava più tardi e i momenti di intimità emotiva, confidenzialità praticamente azzerati, pur mostrandosi a volte affettuoso.
La cliente si sentiva invisibile agli occhi del marito, per questo pensa subito a un tradimento. Sviluppa quindi un atteggiamento investigativo, cerca indizi che confermino la sua ipotesi, mette in atto continui interrogatori che però portano il marito a reazioni di rabbia e insofferenza.
Beatrice viene accusata di essere "pazza", gelosa senza motivo e di essere lei stessa a creare problemi nella coppia a causa di questo atteggiamento esasperante. Beatrice si colpevolizza e cerca di non dare fastidio con i suoi dubbi. Cerca di non pretendere le attenzioni che vorrebbe e la vicinanza fisica ed emotiva di cui sente la mancanza.
Ma un giorno, è più forte di lei, controlla il cellulare del marito e nota uno scambio di battute con una donna a lei sconosciuta. Le tremano le mani ed è quasi propensa a non andare oltre, ma qualcosa in lei la spinge a continuare a leggere la chat, fin quando trova la conferma del tradimento. Si sente quasi liberata da un peso, sollevata da quell'angoscia con cui ormai conviveva…
Il marito messo davanti alla prova concreta, ammette di aver avuto un flirt, ma sminuisce la vicenda definendola una "cosa fisica", si mostra totalmente pentito di quanto accaduto e dispiaciuto per averle causato un tale dolore, dichiarando di non aver mai pensato di mettere in pericolo il loro matrimonio e la loro famiglia e implora la moglie di metterci una pietra sopra. Lei acconsente.
Ma i giorni, le settimane, i mesi a seguire, si sente tormentata, confusa, piena di stati d'animo altalenanti, pensieri rimuginanti. Si rende conto di aver bisogno di sfogarsi, parlare con qualcuno. Durante i primi incontri del percorso di consulenza, Beatrice svela poco a poco la sua storia, trattiene le emozioni, non riesce a darsi il permesso di provare quello che prova. La relazione d'aiuto serve a facilitare all'interno della persona lo sviluppo di 3 fondamentali processi: esplorazione, comprensione, azione.
Per Beatrice è stato fondamentale nei primi incontri essere ascoltata in silenzio, tirare tutto fuori, "svuotarsi". La cliente riferisce di essersi sentita accolta e confortata dalla presenza attenta e partecipe della Consulente Familiare: "il suo sguardo benevolo mi ha incoraggiata, sentivo di poter tirare fuori tutto, e che era tutto in qualche modo affrontabile".
Le riformulazioni della consulente permettono alla cliente di rivedere l'esperienza da un punto di vista esterno, sentirsi compresa in ciò che sente, e al tempo stesso vagliare e fare ordine nel proprio vissuto. Al terzo incontro Beatrice inizia a tirare le prime somme. Riesce ad affermare di sentirsi tanto arrabbiata. Cerchiamo di esplorare questa rabbia per capire cosa vuole, cosa chiede a Beatrice, cosa le sta indicando.
Beatrice inizialmente afferma di essere arrabbiata con suo marito perché le ha dato della pazza. "La cosa che mi ha fatto più male di tutta questa vicenda è che a un certo punto ho dubitato di me stessa, pensavo di impazzire. Come può una persona che ti vuole bene, insinuare dei dubbi sulla tua salute mentale?" La cliente, nell'arco di ulteriori incontri, arriva a un'importante considerazione, si rende conto di non aver avuto fiducia in se stessa e in quello che percepiva.
Finché, intorno al sesto incontro, arriva a riconoscere che la perdita di fiducia nei segnali del proprio processo valutativo, è una risorsa personale che non intende più svalutare e si rende conto che in realtà la rabbia che sentiva era anche nei confronti di se stessa, mentre nei confronti del marito quello che ora avvertiva era una grande delusione e desiderio di capire cosa lo avesse spinto ad andare a letto con un'altra donna. Noia? Desiderio di emozioni nuove? Si domanda cosa poteva avere questa donna più di lei. Era più giovane? più bella? Queste ruminazioni la portano ancor più nello sconforto, la fanno sentire impotente e la inducono a pensare che in futuro sarebbe potuto riaccadere, se non con la stessa, con un altra donna.
Chiedo a Beatrice di dare un'immagine a questa rabbia, a questa delusione e a questa paura, scegliendo una metafora. La cliente descrive un vulcano che erutta, con la lava che scende lungo la vallata e brucia la vegetazione, mentre chi popolava quel luogo è costretto ad allontanarsene.
La consulente riformula l'immagine visualizzata dalla cliente, come una potente energia che può trasformare tutto lo scenario circostante. Considerando che gli sfollati possono far ritorno con rinnovate consapevolezze, coltivare un nuovo contesto e ricostruire nuovi edifici. La cliente si sente motivata a riflettere su come ricostruire questo paesaggio.
Analizziamo ora il dato di realtà attuale, per mettere a fuoco risorse e aree di intervento personali. Beatrice vede il marito più presente, partecipe e riconosce che si sta impegnando per riconquistare la sua fiducia. La cliente riconosce che in questa vicenda lei si è dimostrata forte, capace di restare e affrontare l'accaduto. Anche la decisione di fare un percorso per la sua crescita personale, le conferma di poter essere in grado di sapersi organizzare e prender cura di se stessa per fronteggiare le difficoltà che possono sopraggiungere nel corso della vita.
Ha trovato le parole per condividere al marito cosa ha provato e il marito ha mostrato un sincero dispiacere, senso di colpa e vergogna per ciò che ha fatto. La cliente racconta di aver trovato il coraggio e la serenità per chiedere a suo marito cosa lo avesse spinto verso l'altra donna. Il marito è stato disposto a parlare dei suoi sentimenti.
Negli incontri successivi affiora in Beatrice la consapevolezza di essersi trascurata, di non essersi più presa cura di se stessa. Ha la sensazione che la sua vita sia stata il riflesso di quella dei figli e del marito. Tutt'a un tratto la cliente si pone la domanda "chi sono io, al di là dell'essere madre e moglie?" Chiedo quindi alla cliente di mettere a fuoco e scrivere un cambiamento personale che in questo momento desidera per se stessa.
I successivi incontri li dedichiamo a sviluppare e definire le caratteristiche di questo obiettivo personale, aiutandoci con due domande maieutiche: 1) Di cosa ha bisogno adesso Beatrice? 2) Cosa può fare per se stessa adesso? Beatrice fa una lista dei suoi interessi personali e decide di occuparsi del vuoto della sua vita individuale.
Pensa che riacquistando senso, passione e progetti, si sentirà più appagata e sicura di se stessa. E questo non potrà che portare benefici e stimoli positivi nella relazione di coppia e con i figli. A conclusione del percorso la cliente dichiara di non sentirsi più vittima degli eventi. Pensa realisticamente di non poter avere la certezza assoluta riguardo il comportamento altrui. Ha capito di non poter evitare la sofferenza o rimanere delusa in futuro, ma ha maturato di poter all'occorrenza "attrezzarsi". Ha sperimentato che c'è qualcosa in lei che reagisce e quindi pensa ora di riuscire a convivere con l'incertezza, perché si fida di più di sé stessa.
Sente affetto per il marito e apprezza l'impegno che sta dimostrando, ma riconosce di aver bisogno di tempo e fatti concreti perché si rimarginino completamente certe ferite, ma ne vale la pena. Infine non si sente più confusa, ora sente di scegliere di restare, relazionarsi a lui giorno dopo giorno e vedere come vanno le cose.
Mi viene in mente una poesia scritta quando ero ragazza e gliene cito dei versi "Nella tempesta più assurda io posso ... ...Posso mantenere il timone ...posso trovare una rotta e cavalcare le onde tra le correnti... perché posso provare gioia anche se c'è un dolore".
La cliente commossa mi ringrazia. A distanza di due mesi rivedo la cliente per un feedback sulle azioni messe in campo e per valutare punti di forza e difficoltà incontrate. Beatrice sta bene, si è iscritta in palestra e si è iscritta a un corso di formazione per poter svolgere un lavoro part time. In accordo con il marito hanno deciso di ritagliarsi un giorno alla settimana tutto per loro. Quando ha dei timori, onde evitare rimuginamenti, li condivide direttamente con suo marito e ne parlano apertamente. La cliente ha ripreso a frequentare una vecchia amica con la quale condivide un'attività di volontariato. Il punto di forza è che sento di poter star bene a prescindere.
Il punto di debolezza/area di miglioramento è il "pensar male" che gli scatta in automatico, e si ripropone come di vivere giorno per giorno nel qui e ora e dare tempo al tempo.
Sembra un tema comune quello del tradimento, ma chi lo vive, il significato che gli dà, le reazioni che suscita, e quali conseguenze ne seguiranno, possono essere mondi completamente diversi.
La Consulenza Familiare è centrata sulla persona e sulla relazione cliente-consulente, che si declina come qualcosa di unico, così come è unica la persona che chiede supporto nel suo particolare momento di difficoltà. Questo caso mette in particolare evidenza come l'ascolto attivo, l'empatia, lo sguardo positivo incondizionato e la genuinità proprie del consulente possano facilitare, nel cliente, l'autoesplorazione delle percezioni nel suo proprio vissuto, stimolarne la presa in carico e la ricerca di proprie soluzioni, attivando al tempo stesso vecchie e nuove risorse personali.
E, infine, che non ci sono formule magiche, ma la volontà personale di non arrendersi a ciò che accade e cercare una strada da percorrere. Il consulente aiuta il cliente a rialzarsi dopo gli eventuali inciampi e a continuare a fare di necessità virtù.