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Accompagnamento neo-mamma in fase di separazione

Ascolto di una neo-mamma in fase di separazione

Linda (nome di fantasia) è una mamma 36enne, non sposata, in fase di separazione dal papà di suo figlio (18 mesi), un uomo di oltre 50 anni, con già tre figli da altrettante relazioni. Nel primo appuntamento con il nostro Centro d’Ascolto viene accolta dal sottoscritto insieme alla psicoterapeuta coordinatrice. La donna sembra molto fragile e debilitata dal punto di vista emotivo. Decidiamo insieme di intraprendere un percorso di tipo socio-educativo, per cui i successivi incontri continueranno con me in qualità di Consulente Familiare, seppur tirocinante.

I conti, anche affettivi, con il passato…

La “storia” che ha alle spalle è in realtà lunga oltre 12 anni, di cui almeno i primi dieci fatti di una frequentazione estiva più o meno costante: l’incontro iniziale avvenuto tra lei in vacanza e lui nello staff della struttura che la ospitava. Un classico flirt estivo. Rimangono comunque in contatto e nelle successive estati lei sceglie sempre un lavoro stagionale in luoghi vicini a lui. Insomma: tra incontri in estate e qualche isolato momento durante l’anno, negli anni le loro vite si incontrano di tanto in tanto, mentre lui esce ed entra da altre relazioni, comprese quelle in cui era già padre.

L’illusione di una conquista sentimentale

A un certo punto si mettono insieme, nel momento in cui lui esce dall’ennesima relazione e lei lo ospita a casa sua, nella città dove nel frattempo passa dal lavoro stagionale a uno continuato. Da questo momento in avanti gli avvenimenti concreti sono così vari e diversi (compreso un trasferimento di due anni nella nazione di origine di lui) che non è il caso di sintetizzarli in questo articolo.

Quel che invece è stato importante visualizzare e valorizzare, man mano, nel corso di 10 incontri nell’arco di 5 mesi, è la progressiva presa di coscienza da parte di Linda, di come questa relazione sia stata “sostenuta” (in senso sia affettivo che anche materiale) dalle sue sole forze e come ciò abbia creato una sorta di habitat ideale per favorire l’assenza di responsabilità da parte dell’uomo.

La vita a un bivio

Pur di “conquistarlo definitivamente” è stata disposta per un certo lasso di tempo, seppur in maniera episodica, a condividere anche una pericolosa consuetudine… di cui lui è probabilmente ancora soggetto, e ciò l’ha messa davanti a un bivio: salvaguardare la nuova vita nel momento stesso in cui ha realizzato di essere incinta, oppure “continuare nell’illusione” di poter riuscire a redimere l’uomo e renderlo un padre responsabile…

Il percorso della Consulenza Familiare

Grazie all’ascolto in questo setting, incontro dopo incontro Linda acquisisce una nuova fiducia in sé e la sufficiente serenità anche per condividere con il Consulente Familiare il peso di emozioni come il senso di fallimento, la rabbia per “aver buttato via tanti anni dietro questa illusione” e, non ultima, la preoccupazione per il possibile risentimento che un giorno suo figlio potrebbe avere verso di lei. Per quale motivo? Per la decisione di aver lasciato l’uomo e così essersi assunta - quasi per forza di cose - il ruolo del genitore severo, mentre il papà si gode (nelle poche ore settimanali che ovviamente rivendica di poter trascorrere col figlio) quello ben più agevole di giocoliere che di tanto in tanto appare quando si tratta di trascorrere le ore più spensierate al parco o comunque lontano dalle altre preoccupazioni quotidiane di un “normale” genitore.

Per questo, anche la semplice libertà e possibilità di… piangere è stato un altro diritto che si è riconosciuta e le è serenamente consentito dalla facilità di relazione del setting di consulenza.

Nuova consapevolezza di sé

Un’altra “conquista” del percorso di ascolto intrapreso da Linda è quella di passare dall’iniziale paura delle possibili “pretese genitoriali” da parte del padre, che dopo l’allontanamento di lei dalla casa in cui convivevano (per tornare momentaneamente a stare dai suoi genitori di cui è figlia unica) rivendica comunque del tempo da trascorrere con suo figlio, alla determinazione nel pretendere prima di tutto da lui un minimo di impegno economico (costante e non sporadico!) nel condividere le spese di mantenimento del bambino, argomento tabù con l’uomo, almeno fino all’arrivo di Linda al Centro d’Ascolto.

Il condividere il suo vissuto incontro dopo incontro le permette di vedere sempre meglio, e prendere le opportune distanze, dalla costante manipolazione di cui per anni è stata oggetto, per cui dopo un lungo percorso di “conquista di quell’uomo”, ogni più banale richiesta a lui di contribuire alla vita di coppia (e di famiglia!) finiva per rappresentare un rischio di perderlo da un giorno all’altro e quindi… vedere sfumare quel traguardo sentimentale che si era illusa di aver raggiunto.

Superare anche le più piccole insidie quotidiane

Chiaramente, un racconto a posteriori difficilmente può rendere la complessità di tutte le insidie quotidiane che Linda ha affrontato e man mano superato, a partire da un importante cambiamento nel suo modo di comunicare con l’uomo: dall’avere sempre il tu - di lui - come soggetto della frase e dei suoi stessi pensieri, a imporsi di guardare prima di tutto alle sue, di emozioni, e così di parlare con lui in prima persona.

“Io mi sento preoccupata nell’essere sola a pensare a tutto ciò che serve al bambino, per cui ho bisogno di sapere se e in che modo puoi farti carico di una parte delle spese quotidiane per la sua crescita”.

Cambiare il modo di comunicare

Può sembrare un passaggio dovuto, ma l’efficacia comunicativa di una frase di questo tipo, diventa tale solo quando l’anima stessa della persona che la pronuncia è sufficientemente serena nel riconoscere che sta finalmente comunicando quel che davvero prova “nel qui e ora” e che è suo diritto farlo, così come il pretendere di essere ascoltata.

Un sorprendente arricchimento reciproco

Seguendo il suggerimento della tutor del mio tirocinio, nell’incontro di chiusura con Linda, una volta che è stato chiaro a entrambi il raggiungimento dell’obiettivo di aver riportato a galla tutte le sue risorse indispensabili a intraprendere questa nuova fase di vita “da mamma single”, è stata per me una rivelazione vedere in che modo lei ha rappresentato in un disegno il tipo di percorso vissuto nel corso di questa Consulenza Familiare.

L’immagine di partenza è quella di una scatola grigia e ben sigillata con della ceralacca. La stessa viene poi ridisegnata di fianco completamente aperta e con le parti di vari colori, lasciando in grigio solo un piccolo riquadro, che per lei rappresenta gli aspetti su cui ancora poter progredire, che abbiamo individuato soprattutto nell’ambito delle relazioni con la sua famiglia d’origine.

La sensazione di portare con sé qualcosa in più

Condivido in chiusura anche la mia sensazione di pienezza e soddisfazione, nel salutarci dopo quest’ultimo nostro incontro (ferma restando naturalmente la possibilità di risentirsi tra qualche mese, anche solo per un feedback su come va), sapendo di aver costruito come un nuovo ponte, che sta lì e magari servirà in futuro a rendere più fluidi, sereni e consapevoli tanti passaggi nelle nostre rispettive vite.

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